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E' il Re della Serie A e per ora non parla. Ma nel suo silenzio sta godendo come un riccio
Campionato

Può piacere o meno, può risultare antipatico - e spesso lo è per davvero - ma sa essere anche simpaticissimo quando vuole.
Ha subito tante critiche da quando ha deciso di investire nel calcio. Qualcuno gli aveva anche detto di continuare a fare il suo lavoro. "Chi te lo fa fare?". E' stato poi celebrato, elogiato, preso come modello di sostenibilità. Quindi nuovamente bersagliato, offeso, attaccato (per alcuni aspetti, soprattutto caratteriali, anche giustamente), infine ha vinto lo scudetto dopo averlo sfiorato un paio di volte e in seguito a quattro trofei (3 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana). A corredo di un percorso emozionante, in un ideale crescendo pur tra alti e bassi fisiologici (in alcuni bassi ha prevalso una eccessiva cautela economico-finanziaria quando con uno sforzo si poteva anche provare a vincere), tanti notti europee indimenticabili in Champions League a prescindere dai risultati.
Stiamo ovviamente parlando di Aurelio De Laurentiis, che per tanti - espressione abusatissima, ma tant'è - ha gestito il club come una bancarella del torrone. Talvolta ne ha venduti di pregiati, con nocciole buonissime, ma altro che bancarella. Sulla questione strutturale, però, ovvero stadio e centro sportivo, più che imprenditore avveduto, in alcune dinamiche è apparso come commerciante di alto livello in quanto ha badato solo agli utili nell'immediato. Ora, tuttavia, gli va dato atto di essere al momento il Re della Serie A. Al di là della gestione familiare, che ha vissuto la svolta annunciata in sede di presentazione di Antonio Conte ("ci saranno tante nuove figure nel club"), il patron ha mostrato una solidità economica che nessun altro club di Serie A si può permettere.
Ha ingaggiato Antonio Conte nonostante l'alto ingaggio, ha fatto un mercato imponente sfoggiando padronanza assoluta e calcolo dei rischi tra presente e futuro, non ha alle spalle fondi senza fondo e nemmeno multinazionali, ma idee solidissime. Può piacere o meno, può risultare antipatico - e spesso lo è per davvero, ma sa essere anche simpaticissimo quando vuole - sa essere più o meno spilorcio e generosissimo, è attento ai soldi cancellando i confini dell'esagerazione, sa essere cinico e il suo contrario, ma il Napoli è l'unico tra i club di alta classifica e non solo, a non aver mai avuto problemi con infiltrazioni di nessun genere e alcuna necessità/volontà di scendere a patti.
E anche sulla questione arbitrale non interviene (come forse dovrebbe visti i tanti errori subiti dal Napoli l'anno scorso e anche quest'anno). E' in silenzio Aurelio, ma sa che il suo Napoli sta facendo nuovamente tremare il campionato. E questa "cosa" lo fa godere come un riccio a prescindere da ogni risultato possibile. Il suo obiettivo, comunque, non è il tricolore, ma tornare in Champions League per avere nuove risorse per garantirsi stabilità nel tempo. Del resto lo ha detto: "Lo spettacolo è appena iniziato". Ha vinto, ha sbagliato, si è rialzato, ha rilanciato. Non si fa mancare nulla, Aurelio, ma pur con i suoi indecifrabili ritmi l'evoluzione del Napoli si tocca con mano. In questo "cinema" che è il pallone ormai si diverte tantissimi.
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