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Thursday | June 19
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L’Udinese riprende il cammino vittorioso, dopo i due stop contro le big. Quest’anno sta riuscendo con facilità ciò che l’anno scorso pareva quasi impossibile, ovvero battere le dirette concorrenti. Con il Lecce siamo già al terzo scalpo provinciale. Un’altra cosa che quest’anno riesce con facilità, laddove lo scorso anno pareva un’impresa ai limiti dell’utopistico, è vincere in casa, davanti ai propri tifosi. Terzo successo su quattro sfide casalinghe, quinto su sei se il discorso si estende alla coppa Italia. Beh non c’è che dire, il vento rispetto al campionato 2023/24 è proprio cambiato, come profetizzava Inler nelle ultime settimane. I risultati sono d’altronde sotto gli occhi di tutti. E se il gioco non sempre appare convincente, o comunque aderente alle richieste di Mister Runjiac, nel calcio sono i risultati che ripartiscono ragioni e torti e da questo punto di vista, l’Udinese ha la ragione dalla sua. Una ragione che di conseguenza partorisce una classifica lussureggiante, con l’Udinese appollaiata sulle vette estreme, e che in attesa dei risultati delle altre gare, al massimo può vederla scivolare al quarto o al quinto posto. Beh, abbiamo visto di peggio, specie di recente.
Eppure la sfida con il Lecce del mai dimenticato Gotti presentava più di qualche insidia, specie legata all’indisponibilità di diversi elementi: da Thauvin a Sanchez, da Lovric a Payero per finire con Kristensen e Giannetti. Insomma, buchi a coppie in tutti i reparti della squadra dall’attacco alla difesa. Eppure, eppure la rosa allestita quest’anno appare abbondante e di qualità. Non tutto è oro quel che luccica intendiamoci. La partita ha palesato ancora le endemiche difficoltà della squadra a proporre gioco partendo dal basso. I primi 25 minuti registravano un’eccessiva timidezza da parte dei bianconeri nell’andare ad aggredire in avanti l’avversario, specie considerando che il match era stato presentato dal tecnico come quello in cui la vittoria doveva essere ottenuta senza se e senza ma dopo gli ultimi due stop. Insomma, ci saremmo aspettati una partenza stile Lazio, con pressing altissimo e convinzione dei propri mezzi ai massimi livelli; pronti a sbranare l’avversario, ed a ricacciargli indietro ogni velleità di offesa. A cacciarsi all’indietro, invece, era la squadra di Runjiaic, i cui interpreti all’inizio balbettavano calcio gamberino, cercando sempre il conforto del portiere e dei tre difensori, anche quando si profilava la possibilità di imbastire uno sviluppo di manovra interessante davanti. L’eccessivo ricorso alla costruzione dal basso, senza che il Lecce palesasse alcuna intenzione di venire a prendere alti gli avversari, creava un’empasse di gioco, che anzi, rischiava di avere un effetto boomberang, con le occasioni del Lecce che per assurdo conoscevano la loro genesi proprio grazie ad errori di impostazione banali ed elementari da dietro (vero Bjiol?) con krstovic e Dorgu pronti ad approffittarne, senza però arrivare alla conclusione pulita. Ci si chiede quanto possa essere utile la costruzione dal basso quando l’avversario non pressa alto. L’Udinese riusciva a rendersi pericolosa solo una volta recuperate le seconde palle, e sui cross, quelli si sono piovuti in abbondanza, anche da palla inattiva. Le occasioni, non a caso sono nate proprio da traversoni anche da gioco fermo, quando a saltare giungevano anche gli spilunghi dalla difesa, e non a caso nel primo tempo l’attaccante più pericoloso dell’Udinese era Kabasele, con tre occasioni tra cui una traversa. Il secondo pericolo più grosso lo creava invece Zarraga con un tiro da fuori area finito sul palo interno e quindi in braccio al portiere. Insomma, Udinese che faticava a servire Lucca, ben francobollato da un superbo Gaspar, e con qualche imbarazzo di troppo nella costruzione della manovra, essendo che i due trequartisti di giornata Brenner ed Ekkelenkamp poco si prestavano al lavoro di raccordo nell’abbassarsi a turno per cucire la manovra, lavoro nel quale risulta molto abile il grande assente di giornata ovvero Thauvin.
L’innesto di un’altra punta di peso, in luogo a uno dei due trequartisti, aveva il pregio di alzare il baricentro della squadra, sublimare il lavoro sui fianchi, con cross che continuavano a spiovere da destra a sinistra, e con l’Udinese che diventava via via più dominante. Il possesso palla che si alzava e diventava appannaggio dei padroni di casa (56% a 44%) e la manovra che veniva orchestrata costantemente nella metà campo del Lecce. Se un drone avesse filmato il secondo tempo dall’alto si sarebbe potuto notare come nei secondi 45′ sovente 21 dei 22 in campo stazionavano spesso e volentieri nella metà campo salentina, con gli uomini di Gotti incapaci di ripartire. La mossa del doppio centravanti non portava direttamente a vincere la partita (per Davis e Lucca ben poche conclusioni) ma a determinare quel predominio dal quale nasceva il fallo dal limite, la cui punizione veniva poi magistralmente realizzata da Zemura. Insomma, vittoria meritata per come l’Udinese ha saputo imprimere alla partita un altro ritmo nella ripresa; per come ha manovrato costantemente nella metacampo avversaria, e per come abbia concesso le briciole dietro.
La difesa, sul banco degli imputati contro l’Inter, è stata contro il Lecce assolutamente ermetica, con un Kabasele che si è confermato il migliore come continuità ( e anche il più pericoloso davanti con una traversa, dopo il gol all’inter) un Tourè che al netto di una sbavatura nel primo tempo, ha poi giganteggiato, e un Bjiol che stavolta ha commesso un solo errore in fase di impostazione, in quei primi 25 minuti affrontati in maniera oltremodo pavida dalla squadra.
A spaccare in quattro il capello, si potrebbe affermare come sia mancata un pò di qualità sulla trequarti con Brenner ed Ekkelenkamp dai quali sarebbe lecito aspettarsi di più, sia in termini di aiuto alla manovra di raccordo, e quindi nell’abbassarsi a ricevere palloni, sia in termini di soluzioni in verticale. Certo quando a muoversi in quelle mattonelle ci saranno Sanchez e Thauvin il tasso di imprevedibilità si alzerà notevolmente, pur tuttavia dai due interpreti di ieri sarebbe lecito attendersi qualcosa in più specie dall’olandese, essendo nella sua comfort zone; quanto al brasiliano, si sa, lui sulla trequarti risulta adattato, essendo di fatto una punta, e questo è meglio ricordarselo.
Insomma 13 punti dopo 7 giornate; l’aria dell’alta classifica è fresca e frizzante, ed è bello poterla respirare a pieni polmoni. Una vittoria così prima della sosta è doppiamente importante: permette di lavorare con il pieno di entusiasmo nelle prossime due settimane, e di recuperare nel contempo pedine importanti; già perchè viste le tante defezioni contro il Lecce, una vittoria con molte riserve offre la giusta misura del valore di questa rosa, e di come all’interno di essa vi siano diversi petali importanti, che possono mantenere un livello elevato di rendimento.

Paolo Blasotti